Cosa ci vorrà mai ?

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brmari
view post Posted on 23/10/2012, 10:56




Guardate questo video scoprirete come siamo manipolati . Solo acquisendo la giusta consapevolezza si potrà ritrovare la nostra libertà

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Edited by brmari - 15/11/2012, 15:04
 
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brmari
view post Posted on 21/5/2013, 07:32




Basta al nuovo ordine mondiale ( NWO )

Nel mondo del 21 secolo sono stati attribuiti poteri praticamente illimitati ad esseri viventi immaginari ed incorporei per dominare e sfruttare qualsiasi espressione o risorsa della Terra. Tali aziende di capitale ed altri soggetti giuridici non hanno ovviamente emozioni, coscienze, valori, etica, né la capacità di essere in comunione con gli altri esseri viventi della comunità di Gaia.

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David Rockefeller: mafioso, terrorista e criminale mondiale

Anzi, le aziende hanno appetiti intrinsecamente predatori - sorretti da leggi e normative che producono queste realtà e la loro stessa costituzione - competono per accaparrarsi aggressivamente il controllo di madre natura, al fine di consumarlo il più velocemente possibile, incuranti delle conseguenze a lungo termine per il globo terrestre ed i suoi figli. Le aziende di capitale sono 51 delle 100 unità economiche più ricche del mondo (le altre sono nazioni), ma nonostante le prime 200 aziende di capitale detengano più del 25 per cento delle attività economiche della Terra, esse impiegano meno dell’1 per cento della forza lavoro a livello mondiale. Così si licenzia il lavoro produttivo e si assume solo il mero profitto economico. I ristretti gruppi di potere dominanti del nostro mondo sono convinti che la nostra specie - o meglio solo alcuni individui - sia superiore rispetto alle altre e che abbia il diritto di governare, ovvero danneggiare Gaia. Abbiamo rifiutato la biosfera dentro la quale siamo nati, e abbiamo eretto un macrocosmo solo per esseri umani sigillato ermeticamente dentro la nostra mente. E’ una serra dentro la quale i nostri ego possono crescere a dismisura gonfiati dalla presunzione di essere i padroni dell’universo. Nell’omosfera contano solo sparuti individui preferibilmente maschi, mentre tutti gli altri sono considerati inferiori come le donne, gli animali e le piante. I sistemi “legali” dominanti sono tutti basati sull’assunto che gli esseri umani esistono solo dentro la propria pelle e che noi siamo gli unici esseri o soggetti dell’universo, ogni altra creatura vivente è invece definita come oggetto (da sfruttare). Le società dominanti controllano il mondo sulla base di una falsa cognizione dell’universo. La tesi è fuorviante: gli esseri umani sono separati dal loro ambiente e si può prosperare lo stesso mentre la salute della Terra deteriora ogni giorno. Infatti, sulla base di questa distorsione percettiva e cognitiva, gran parte degli umani sono convinti che la salute ed il benessere dipendano dallo sfruttamento della terra preferibilmente con la velocità consentita dalla tecnologia e dalla domanda di mercato, piuttosto che dalla conservazione dell’ecosistema globale. Le strutture di governo, i codici giuridici e la giurisprudenza, le leggi imposte riflettono e consolidano l’illusione della separazione e dell’indipendenza. Ciò incoraggia e legittima un comportamento ambientale e sociale distruttivo, intralciando lo sviluppo di forme di organizzazione sociale più appropriate da parte di chi non sottoscrive i miti sociali dominanti. I sistemi amministrativi sono assemblati per non arrestare ed invertire questo comportamento autodistruttivo. In una battuta: il diritto umano non riconosce che l'universo è una comunione di soggetti, e non una collezione di oggetti da possedere, sfruttare e gettare via. La salute è ormai un lusso. Il numero delle malattie è in vertiginoso aumento. I dati ufficiali seppure edulcorati e sottostimati rivelano qualcosa di incredibile. Il numero dei malati di tumore è aumentato del 400 per cento: le persone stanno sempre peggio in tutti i sensi, ma non osano ribellarsi. Un terzo di tutte le patologie è causato da esposizione all’ambiente. Sull’intero pianeta Terra la salute del genere umano è condizionata sempre più dai cambiamenti che le forze armate provocano all’ecosistema. Solo per fare un esempio: ogni anno oltre 2 milioni di persone muoiono a causa dell’inquinamento dell’aria. Attualmente sono note 40 mila malattie ed in commercio si trovano ben 58 mila medicinali legalizzati. La maggioranze delle malattie non sono predeterminate geneticamente, ma dipendono da fattori storici e sociali. Mentre a milioni muoiono di fame o di malattie assolutamente prevenibili, altri nelle nazioni “ricche” mangiano fino a morirne. Un quinto della popolazione mondiale, quello più ricco in termini materiali, è responsabile di quasi il 90 per cento del consumo totale individuale, mentre 1,2 miliardi di persone sopravvivono - mediamente - con meno di un dollaro al giorno. Alla somma della vergogna vanno aggiunti quasi 2 miliardi di analfabeti e 2 miliardi di persone che non hanno mai visto l'energia elettrica. Nel frattempo la scienza lavora alacremente allo sviluppo di tecnologie per modificare geneticamente e clonare l'homo sapiens così da produrre pezzi di ricambio che prolunghino la vita a pochissimi privilegiati, ossia a chi potrà permetterselo. Si sta gettando la Terra nella discarica dell’avidità umana, sacrificando tutto nel nime degli insaziabili dèi del progresso e dello sviluppo. E’ fin troppo evidente che le società “umane” e post-industriali non sopravviveranno molto più a lungo nella loro forma presente. Il nostro campo mentale si è ristretto, così come è stata assottigliata, per non dire annullata completamente la nostra libertà di pensiero e di movimento. Qualcuno se n’è accorto? Siamo immersi in un tempo in cui tutti tentano di comunicare, ma pochi hanno veramente qualcosa di significativo da dire. Che fare? Mutare il paradigma economico imperante, ovvero il consumo illimitato di risorse, ed annicchilire la passività dilagante. Ogni cosa è interconnessa ci insegna l’ecologia. E’ fondamentale mettere in pratica una nuova cognizione di governo dell’umanità, come componente di un più ampio mutamento sociale che punti ad una nuova visione del mondo. Bisogna vivere in un mondo migliore. Non bisogna soltanto sognarlo ad occhi aperti, ma costruirlo nella realtà quotidiana. Allora spegnete la televisione, accendete la mente ed aprite il cuore, passando all’azione pratica di rivoluzione prima di tutto interiore.
 
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brmari
view post Posted on 11/6/2013, 08:26




Oggi più che mai,con l’accentuarsi della crisi pilotata dalle mani forti ,e le famiglie sempre più indebitate e in estrema difficoltà,che esiste un numero di persone in continua crescita(decine,centinaia di migliaia o forse qualche milione) che per i più svariati motivi,sono iperindebitati (il sottoscritto è uno di questi e familiari idem) che non possono più onorare i propri debiti con lo stato e in minimissima parte con una banca,per situazioni personali e familiari,che sono sfuggite di mano per inesperienza e mancanza di conoscenze,oltre a consulenti incapaci, accadute a tutti i componenti del nucleo familiare! Ora la cosa su cui vorrei far riflettere chi ancora sta relativamente bene ed è “pulito” da un punto di vista debitorio,che prima di tutto in queste situazioni ci si potrebbe ritrovare chiunque di voi,e seconda cosa nn meno importante,è il domandarsi “che fine faranno questa tipologia di persone come me e la mia famiglia se dovessero davvero arrivare a togliere il contante???? Ve lo dico io……o si torna la baratto,cosa assolutamente non pratica nel mondo odierno,il nero non esisterebbe più quindi niente,l’ultima chance sarebbe quella di andare a rubare per sopravvivere con tuti i rischi connessi ovviamente,altrimenti si muore senza nessuna possibilità! Possibile che nessuno si renda conto della gravità di questa cosa? Capisco focalizzarsi sul signoraggio,sulla sovranità monetaria ecc……problemi reali e attuali importantissimi,ma la realtà da me descritta vi garantisco che non è da meno!!!! Riflettiamoci gente perchè chiunque, lo ripeto, può potenzialmente finire in questo abisso senza ritorno,almeno per la stragrande maggioranza delle persone comuni! Quello che mi meraviglio è che nessuno ne parli cercando di trovare soluzioni pratiche immediate …

Penso sia opportuno mettere nero su bianco che la crisi (innegabile, sotto gli occhi di tutti, fuori discussione, ecc.) ha un impatto diverso sulle famiglie e sulle persone a seconda delle occupazioni che queste hanno.

La crisi ha di fatto diviso in due gli italiani: quelli che sono a reddito fisso, impiegati presso la pubblica amministrazione o simili, e che quindi, checchè se ne possa dire, non corrono il rischio di perdere il posto di lavoro, e quelli che questa possibilità ce l’hanno, molto concreta, o per i quali questa possibilità è già diventata tragica, amara realtà.

Inutile negarlo: la legislazione del lavoro vigente in Italia, nonostante il trattato di Lisbona, nonostante la cessione della sovranità all’ Europa, è ancora tale per cui chi sta in una grande azienda che non chiude i battenti è garantito che il suo posto rimarrà. E con questo possiamo dire che la grossa (sempre maggiore ormai) fetta di dipendenti del settore pubblico (pubblica amministrazione locale e centrale; istruzione; sanità; esercito e difesa; polizia e carabinieri; para-statale come poste e ferrovie, Eni, ecc.) può, tutto sommato, dormire sonni tranquilli; per loro la crisi può addirittura portare benefici, se sanno spendere con oculatezza e approfittare delle offerte e degli sconti che si trovano sempre più spesso (ristoranti, viaggi, vacanze, elettronica di consumo, palestre, ecc.), attuati da produttori e commercianti che provano di tutto per non chiudere. Anche l’IMU, la tanto odiata IMU, ha dato tutto sommato un aiutino a questa categoria: con il numero di compravendite di abitazioni in calo, facile che di qui a breve (2-3 anni) il prezzo reale delle abitazioni, specialmente delle seconde case, cali ulteriormente.

Diverso il discorso per chi lavora in piccole aziende, nel privato, o peggio, lavora come professionista, o magari ha già perso il lavoro. Proprio la rigidità del sistema, quel sistema che garantisce il posto a chi ce l’ha, rende quasi impossibile trovare una nuova occupazione a chi l’ha persa, specialmente se non si più giovanissimi (sotto i 30 anni) e disponibili a tutto pur di avere una occupazione (anche a stipendi da 500 € al mese per un neolaureato in ingegneria, visto!). E chi il lavoro non l’ha ancora perso è costretto a sottostare a condizioni umilianti, spesso a fare straordinari non pagati o ad accettare ritardi anche di svariati mesi nell’ accredito dello stipendio perchè, a volte in buona fede, a volte in malafede, il titolare non ha i soldi per pagare i dipendenti, magari perchè a sua volta non pagato dai clienti, magari non pagato dal cliente “Stato“, che se ne approfitta, della sua posizione di forza, dove da una parte non paga i fornitori, dall’ altra esige con puntualità il pagamento di imposte e contributi che mandano sul lastrico le imprese e le costringono a chiudere.

In un’ottica di lungo periodo il sistema sarà costretto ad implodere: non si vive di sola burocrazia, che faremo, ci mangeremo i certificati anagrafici? Il sistema deve cambiare: le cose da fare sono tantissime, per rendere migliore questa società! Pensare che milioni di persone semplicemente non trovano un impiego adeguato, con tutto quello che ci sarebbe da fare, è la prova provata del fallimento del nostro modello: un modello chiaramente da buttare.



Ma è anche vero che se da una parte facciamo bene a denunciare e a suggerire soluzioni a livello politico, dobbiamo anche ricordare che c’è bisogno di mangiare tutti i giorni, e non possiamo disinteressarci di chi, amici, fratelli, vicini di casa o semplici conoscenti, sta peggio di noi. Dobbiamo attuare la condivisione, anche perchè non esiste il bene privato, esiste solo il bene pubblico, il bene comune.

Immaginate la vostra casa, come le sue comodità, con il frigorifero pieno, la corrente elettrica, il riscaldamento, ecc., magicamente trasportata nel mezzo di una bidonville del terzo mondo. Tutto rimane uguale, ma fuori avete gente che non riesce a fare due pasti al giorno. Stareste altrettanto bene? No! Perchè noi possiamo godere solo del bene comune, non di quello individuale. Siamo fatti così. Dio ci ha fatto (per fortuna) così. E quindi dobbiamo sempre più mettere in pratica la condivisione, e farci carico anche dei problemi degli altri (noi che possiamo), perchè questa è l’unica strada per la felicità. E se vi sembra una motivazione egoistica, lo ripeto: non esiste il mio bene separato dal tuo. Il fallimento di un individuo, il suicidio di un disperato, è un fallimento di tutti. E solo se condivisa, la gioia fiorisce e cresce. Chiusa in casa avvizzisce e muore.

Conclusione: cominciamo a dare. Liberamente. Senza aspettarci nulla in cambio. Anzi, aspettandoci tutto in cambio: la felicità, altrimenti impossibile, in un mondo diviso in due, fra chi ha e chi non ha.
 
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brmari
view post Posted on 20/12/2013, 11:16




Le catene si stringono. L`Italia nel vortice di un falso ”debito pubblico”

L`Italia nel vortice di un falso ”debito pubblico” Come si chiama quel bicchiere che più lo si svuota e più si riempie? Nessuno alza la mano? Bene, ecco la risposta: è il “debito pubblico”. O almeno, così vorrebbero farci credere i governi della fame che si sono susseguiti, nel corso degli ultimi anni, all’amministrazione della colonia italica.
Quel debito pubblico sul cui altare, quotidianamente, sacrifichiamo pezzi di sovranità e in base al quale regoliamo l’agenda politica di una nazione costretta, peraltro, a dover passare sotto le forche caudine dei meccanismi di controllo (“stabilità”, la chiamano) dell’Ue. Quel debito pubblico che, a detta dei politicanti (e a rigor di logica) dovrebbe ridursi diminuendo la spesa pubblica o aumentando le entrate fiscali. I tagli alla spesa pubblica sono oramai all’ordine del giorno: la sanità pubblica è in ginocchio (è di oggi la notizia del taglio di 1500 posti letto ospedalieri nella sola regione Sicilia), nella scuola pubblica si fa fatica a garantire la mera retribuzione del personale docente e non docente. I consulenti del Fmi, cui il governo Letta ha spalancato le porte, stroncano sul nascere ogni entusiasmo di facciata del Ministero dell’economia: occorre tagliare, flessibilizzare, contenere la spesa. Se sul fronte delle dismissioni dello Stato sociale siamo oramai al bollettino di guerra, sul fronte delle imposizioni fiscali non va così meglio. Nel girone dantesco dell’arzigogolo burocratico e delle mille sigle (Tares, Tasi, Tari, Iuc), non si contano più le attività commerciali e artigianali costrette alla chiusura e i cittadini e le famiglie condannate alla disperazione o al suicidio per insolvenza. Meno spese, più entrate, vincoli di bilancio. E il debito pubblico, invece che diminuire, incrementa. In un solo mese, da settembre a ottobre, secondo i dati statistici comunicati dalla stessa Banca d’Italia, di ben 18 miliardi, toccando la irrazionale cifra di 2085 miliardi di euro. Ci sarà a Roma un maestro di algebra capace di spiegarci il perché. Ci sarà qualcuno che non penserà di risolvere il problema restituendo due milioni di euro di indennità parlamentari (lo 0,001% dell’incremento mensile della nostra situazione debitoria). Ci sarà qualcuno che ricordi che “pagare un debito di moneta con altra moneta emessa a debito è impossibile” . Occorre, sì, riprenderci il futuro, come in tanti hanno urlato in questi giorni nelle piazze: ma non sarà possibile senza riappropriarci innanzitutto della nostra moneta, spezzando definitivamente i tentacoli alla piovra bancaria. Era scritto su uno striscione oggi in piazza: “il Sole non sorge a Bruxelles”.
 
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